Nello stesso secolo in cui San Giorgio subì il martirio, il suo culto si diffuse in Italia, per opera dell’imperatore Costantino il grande. Nella nostra penisola, vi sono 118 comuni che portano il nome del Santo e più di 420 Parrocchie che lo hanno scelto come protettore: tra queste, non ultima certamente è Ducenta. Qui le notizie relative al culto del martire risalgono alla seconda metà del 1500. Nel 1557, esisteva già una chiesa parrocchiale dedicata a S Giorgio. Nel 1600, la grande devozione e il sentito culto per il santo martire portarono il popolo ad erigere una nuova chiesa ed un trono in suo onore. Si diede inizio ai lavori per la costruzione di un tempio artistico, bello e spazioso, in stile barocco, grande per un popolo allora esiguo. La chiesa è ad una sola navata: lunga m.27,40 e larga m.18,80, si estende descrivendo una forma rettangolare; ha otto archi d’accesso alle cappelle laterali ed uno, assai più grande, che circoscrive l'abside.
Con lo stesso entusiasmo di fervente fede, per le grazie ricevute in tutte le critiche circostanze, i nostri padri elevarono una statua artistica in legno, lavoro pregiatissimo dello scultore Cav. Fantoni, romano. La bellissima statua raffigura San Giorgio sotto le sembianze di un giovane guerriero con il capo coperto da un elmo di argento. La mano sinistra stringe una bandiera tutta di seta rossa ricamata in oro e una lancia d’argento, con la quale il cavaliere fora le fauci di un dragone, messo ai suoi piedi. Una ricchissima fascia d’argento sostiene sul fianco sinistro una spada con fodero d’argento. Questa statua è la speranza dei Ducentesi, i quali, sempre fiduciosi del suo patroncino, si prostrano innanzi al suo altare e narrano i loro affanni, le loro angosce. Dagli appunti storici sul culto di S. Giorgio martire, scritti dal parroco don Michele Bottiglieri il 16 maggio 1953, risulta che la devozione dei ducentesi non si fermò, ma essi - sempre più costanti nel culto del Santo, per averlo realmente in mezzo a loro - chiesero con insistenza alle autorità ecclesiastiche una reliquia, che venne loro offerta in un piccolo ossicino del braccio del martire. Esso fu incastonato in un braccio di argento nell’anno 1704, data che è incisa nella parte inferiore del manufatto. Tale reliquia fu autenticata dalla rev.ma curia vescovile di Aversa e suggellata.